Gli utimi spiragli di sole stavano finendo di abbracciare la mia piccola città, guardavo meravigliato, dopo tanto tempo, i colori del cielo serale.
Cercavo conforto in quella visione, ma le lacrime continuavano a scendere, erano fuori dal mio controllo, solo il cuore le comanda.
Prima tutto era perfetto, un lavoro, una famiglia ed una casa che, anche se coperta da 30 anni di mutuo, era nostra.
E ora ???
Tutto sembra andare a rotoli, licenziato dal lavoro, per colpa di questa maledetta crisi, la gravidanza non facile di mia moglie e le rate del mutuo che ora non posso più pagare.
Cosa fare??
Ho cercato lavoro senza mai fermarmi un momento, ma nulla, le risposte: "siamo completi", o peggio, "stiamo chiudendo anche noi l'azienda".
Il futuro è nero e vuoto, vorrei tornare a casa, ma gli occhi tristi di mia moglie, sdraiata sul letto ad aspettarmi, sono delle lame che mi trafiggono l'anima, il cuore e la carne.
Prima che uscissi mi chiese se al ritorno potevo portale dei cioccolatini, ma non ho un centesimo nemmeno per comprale due miseri dolci.
Sono ore che vago, penso a tutto ed al contrario di tutto, certo ho pensato anche al suicidio, ma poi?? Lascerei mia moglie e la mia piccola bambina che sta per nascere, in quale situazione?? No, non posso, non posso per l'amore che provo per loro, voglio vedere i sorrisi di mia moglie e voglio conoscere gli occhi di mia figlia...
Ormai sono arrivato vicino alla mia vecchia fabbrica, è tutta buia, luci e macchine ormai sono spente, i ricordi affiorano, i vecchi compagni, la pausa in mensa, gli odori e le voci, era un essere vivente, ma ora è morta anche lei.
Perso nei miei pensieri mi siedo sui gradini dell'ingresso della Fabbrica, sono piuttosto stanco, e a casa mia moglie avrà gia riscaldato il minestrone, ma dove trovo il coraggio di tornare a casa?? D'improvviso una voce familiare mi chiama distogliendomi dai miei persieri.
Era il Marat, un vecchio operaio in pensione da tanti anni, lui che in quella fabbrica ci aveva lavorato una vita, e forse perchè ormai vedovo e senza figli, ogni tanto ne sentiva la mancanza, e alla sera si incamminava per rivedela.
Il vecchio si sedette al mio fianco, chiedendomi cosa mi sia successo ed il perchè a quell'ora mi trovavo li fermo all'umido.
Gli raccontai tutto, e che avevo anche pensato al suicidio.
Il Marat mi ascoltava silenzioso accarezzandosi la barba imbiacata, non mi interruppe, ascoltò solamente, dopo che finii di raccontare tutto si alzò e disse:" Su Luigin alzati che ti faccio compagnia fino a casa, andiamo che quest'aria umida non ci fa bene".
Mentre silenziosamente ci incamminavamo verso casa, lo vedevo riflettere, arrivati in Via Roma, le luci della città si stavano spegnendo e i negozianti stavano cominciando a chiudere le saracinesche.
D'improvviso, come un fulmine, il Marat scomparve dal mio fianco e si infilò in una pasticceria, l'unica, forse, ancora aperta, e dopo alcuni minuti ne uscì con un vassoio di dolci e cioccolatini, si avvicinò lentamente e quasi come a chiedermi scusa, disse:" Perdonami, questo è un piccolo dono per tua moglie e la bambina che ha nel grembo, ti prego accettalo", mentre mi diceva questo aveva gli occhi lucidi.
Rimasi fermo, quasi impietrito da questo gesto, poi lo abbracciai piangendo.
Lui continuò a rincuorarmi: "vedrai tutto si aggiusterà, abbi fede, vedrai".
Mi accompagnò fin sotto casa, mi salutò e poi continuò il suo cammino....
Pensai mille cose, ma ora avevo il cuore in gola, ero felice per la gioia di mia moglie nel vedere i dolci...
E così fu, passamo una bellissima serata, vidi finalmente, di nuovo, il meraviglioso sorriso di mia moglie, i suoi occhi, da tormento, divennero un sollievo d'amore.
Quella sera fu davvero speciale, mi rincuorò, mi diede una speranza, la speranza di farcela, povero Marat non so come ringraziarti pensai prima di addormentarmi.
L'indomani mi alzai presto, pronto per continuare la mia ricerca di lavoro, dovevo farcela, scesi subito, quando sorpreso trovai il vecchio Marat, fermo a sorseggiare un caffè proprio nel Bar sotto casa.
Si girò lentamente, e vedendomi mi chiamò:" Oh Luigin, vieni che ci prendiamo un caffè", lo raggiunsi e, prima che riuscissi a salutarlo e dire qualsiasi altra cosa, ordinò il caffè per me, e poi guardandomi dritto disse:" Luigin, prendi il caffè, abbiamo un paio di cosette da fare, ed è già tardi", poi mi fece l'occhietto.
Presi il caffè ed uscimmo dal bar, non disse nulla, lo seguii perplesso, cosa aveva in mente?? Il Marat in fabrica era conosciuto per essere abbastanza risoluto nelle sue decisioni e per essere stato un "comunistaccio" vecchia maniera, alla Peppone de:" Don Camillo".
Salimmo su un pulman diretto fuori città, scendemmo al capolinea, e a piedi arrivammo di fronte ad un capannone, era un'azienda di trasporti, salutò alcune persone e poi mi disse di aspettare, mentre entrava in un ufficio.
Cosa successe li dentro non potrei mai dirlo, ma le urla che ne uscivano si sentivano benissimo, la voce del Marat sembrava far tremare le lamiere...
D'improvviso tutto si acquietò, non si sentì più nulla, ed i minuti passavano veloci, che quasi mi preoccupai che li dentro si fossero ammazzati, ma non fu così, la porta si aprì di scatto ed il Marat ne uscì abbracciato ad un'altro uomo ridendo e scherzando.
Quell'uomo mi sorprese ancora una volta.
Il Marat mi presentò il suo amico, un omone con dei folti baffi a manubrio:" Luigin questo e Salvatore, il proprietario di questa azienda, è un mio vecchio amico, e' di Bari, ma ormai vive qui da oltre trenta anni, ha lavorato nella nostra fabbrica per tanti anni, poi si licenzio' e con i soldi della liquidazione, ha aperto quest'azienda", così mentre mi parlava entrammo in ufficio.
L'omone si sedette e, incredibilmente, mi mise d'avanti un contratto di lavoro.
Mancava solo la mia firma, guardai il Mariot che mi sorrise, firmai: " Avevo di nuovo un lavoro"!!!
Salvatore poi si alzo' e disse che domani avrei iniziato a lavorare, e che oggi potevo tornare a casa da mia moglie per festeggiare.
Potevo andare???? come i due mi comminarono corsi come un matto, dovevo dirlo a mia moglie, che tutto era a posto, ora potevamo tornare ad essere felici, e tutto questo grazie al Marat.
Dalla sera dell'incontro col Marat tutta la mia vita cambio', ma anche quella del Marat stesso cambio', io ero orfano, i miei genitori morirono in un incidente quando avevo quattro anni, e sono stato cresciuto dai nonni, ma in Marat trovai un Nuovo Padre, si interesso' della gravidanza di mia moglie, quando poteva passava a trovarci, e lo stesso facevamo noi verso di lui, cosi' al tempo stesso il Marat trovo' un figlio.
Lui che ancora si sentiva un Comunista mangiapreti, aveva sempre evitato di entrare in chiesa, salvo caso eccezionali, come alla morte dell'amore della sua vita, la signora Elvira, accetto' con entusiasmo quando gli chiedemmo se volesse essere il Padrino di battesimo della nostra di Elvira, e si chiamammo nostra figlia così in suo onore..
Gli anni passarono felici, e ora il Marat non c'è più, ma credo che sia stato felice di aver riscoperto in noi LA SUA FAMIGLIA!!!