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UN PICCOLO SPACCATO DELLA NOSTRA SOCIETA' IN CONTINUA EVOLUZIONE, CON UN OCCHIO DI RIGUARDO AL RISPETTO DELLE PERSONE E ALLA NOSTRA MADRE TERRA...

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domenica 31 ottobre 2010

Ricorrenza del due novembre




UN PICCOLO PENSIERO PER TUTTI I NOSTRI CARI CHE
ORMAI NON SONO PIU' TRA NOI.






Siamo fermi di fronte una fredda lapide, cercando un segno, forse un pensiero o chissà cosa.
Nella mente viaggiano i ricordi del passato, i bei momenti passati assieme e forse anche le incomprensioni, ma proprio per il grande amore che c'è stato siamo qui a pregare, sperare e qualche lacrima ferisce il nostro volto e il nostro cuore.
Vorremmo parlare ad alta voce, ma la paura che altre persone sentano quello che vorremmo dire ci chiude la bocca, le parole sono troppo intime, personali e allora le gridiamo nella nostra mente, più volte e più volte ancora.
Ma tutto tace.
Le domande martellano il nostro cervello, sulla vita e su i suoi aspetti, si pensa che è tutta una fregatura, si combatte, si lotta e poi alla fine???
L'unica domanda che rimane fissa, misteriosa e indelebile è:" Chissà cosa c'è dopo la morte?", nessuno lo sa, ma la speranza che ci sia qualcosa è come una piccolissima luce che nasce nel nostro cuore, forse solo per questa lucina ci rassereniamo.

Ma per ora c'è un'unica verità, è che la vita ed il tempo scorrono velocemente, e solo se siamo stati veri amici, fratelli e genitori, solo allora le persone ci ricorderanno, e in questi ricordi noi continueremo a vivere nella mente e nel cuore di chi ci ha voluto bene.

sabato 30 ottobre 2010

Il sogno di Nicolino ( parte seconda )













 Così mentre viaggiavo verso la libertà, custodito dal paffuto ferroviere, mi addormentai come un bambino e ad essere sincero, dopo tanto tempo, quello per me fu un dolce dormire.
Non mi resi nemmeno conto per quanto tempo durò il viaggio, ricordo soltanto lo scorrere dei paesaggi illuminati dal sole, era tutto bellissimo, sembrava tutto un sogno incredibile.
Ma non mi dovevo distrarre, non dovevo dimenticare che ero un uomo in fuga, tornare in Italia dalla mia famiglia.....
In quei pochi momenti di lucidità, la mia attenzione si soffermò sul ferroviere, mi feci molte domande, e, soprattutto, perchè mai mi stesse aiutando, a rischio della sua stessa vita.
Forse un angelo sceso dal cielo per aiutarmi, per illuminarmi la via della salvezza, ma non chiesi nulla, forse per paura che si rovinasse l'incanto di quell'incontro.
Alla fine il treno raggiunse la sua meta, era notte fonda, il ferroviere mi fece segno di stare zitto, si affaccio e salutò il capo stazione, si parlarono pochi minuti, poi il capo stazione continuò il suo giro di controllo.
Il ferroviere, mi guardava con aria pensierosa, certamente si domandava cosa fare di me adesso, ed io ne ero consapevole, ero nelle sue mani; così, mentre ero assorto nei miei pensieri, vidi d'improvviso il faccione del ferroviere illuminarsi ed accennare un piccolo sorriso, ecco, pensai, ha escogitato qualcosa per me, ti prego fa che sia la cosa giusta.
Aspettammo in silenzio per un' oretta, e, dopo aver controllato che non passasse nessuno, scendemmo dal treno e velocemente uscimmo dalla stazione seguendo i binari, deviammo per un sentiero, e da li camminammo per un paio di chilometri fino a giungere in un piccolo paese, affrettammo il passo, finchè ci fermammo davanti un condominio, li entrammo in piccolo appartamento. Era casa sua.
Aprì la moglie che rimase sorpresa della mia presenza, ma anche lei, come il marito, non disse nulla, mi  guardò fisso e poi mi fece entrare, e dopo alcuni minuti di silenzio i due cominciarono a parlottare tra di loro, poi lei mi fece segno di seguirla, prese alcuni abiti da un armadio e mi condusse in un piccolo bagno, indicò la vasca e chiuse la porta dietro di se.
Quello fu il bagno più bello della mia vita.
Mi nascosero per un paio di giorni, finche Elmutt e Marie, così dissero di chiamarsi, mi fecero segno di sedersi a terra come loro, qui Elmutt, in perfetto Italiano, mi spiegò come avremmo agito.
Verso mezzanotte uscimmo da casa e ci incamminammo per le campagne, finchè raggiungemmo un grosso spiazzo rigato da dei binari morti dove erano fermi alcuni vagoni, di soqquatto ci avvicinammo, aprì un vagone mi fece salire, mi diede un vecchio orolgio, aprì una piccolissima botola, e disse:" Nicola, domani mattina questa carrozza verrà attaccata ad un treno che condurrò io, qui dove sei tu verranno depositate delle merci, quando saranno le 13,00 io rallenterò e tu in quel momento ti dovrai gettare dal treno, da li sei a circa 10 km dal confine con l'Italia", lo interruppi, chiedendogli perchè mi aiutava.
Mi guardò fisso, gli occhi divennero cristallini, le lacrime cominciarono a solcare il suo volto, abbassò lo sguardo e disse:" Quei maledetti uccisero mio figlio Maxim, sono solo degli assassini".
Si riprese alzò lo sguardo, chiudendo il portellone disse" Addio figlio mio", furono le sue ultime parole.
L'indomani tutto si svolse secondo i piani, saltato dal treno, mi nascosi sotto un albero, in attesa della notte, l' Italia era ormai ad un passo, ma proprio ora che ero al traguardo, un lampo percosse il mio cervello, i tedeschi erano ancora li? Una volta in Italia dove sarei andato?
Ma ora non aveva più importanza, dovevo raggiungere la mia Roma, e se dovevo morire, volevo morire li, nella mia città!
Giunse dunque la sera, feci un lungo sospiro, mi alzai e cominciai a camminare, tutto era tranquillo, era una notte bellissima, il cielo era la cornice di un bellissimo quadro, ma il mio viaggio doveva continuare, fino alla libertà o alla morte.
Raggiunsi il confine, lo superai e continuai a camminare per tutta la notte, verso le prime luci dell'alba mi nascosi in un piccolo bosco e li rimasi tutto il giorno, alla sera, di nuovo, ripresi il mio cammino verso l'ignoto.
Nuovamente l'alba cominciava ad affiorare, ora dovevo trovare un nuovo nascondiglio dove aspettare la sera e soprattutto riposare, vidi tra le rocce una piccola grotta, entrai  cercando il punto più profondo, ma ebbi una sorpresa la grotta era piena di armi nascoste, di certo era l'armeria di qualche banda partigiana, guardai quelle armi, l'istinto mi spingeva ad armarmi, presi un revolver lo guardai, ma non ebbi il coraggio di tenerlo e lo gettai a terra.
Dopo  pochi  minuti uscii da quella grotta, era meglio trovare un nuovo rifugio al più presto, camminai un'altra oretta, non trovai di meglio che gettarmi in un piccolo fosso tra le canne di un lago, e tra il gracidare delle rane mi addormentai.
Di colpo mi svegliai, mi sentivo come osservato, quand'ecco tra le canne uscire una sagoma scura venirmi incontro, mi dissi che era arrivato il mio momento, ma, quando il torpore del sonno svanì, vidi di fronte a me un prete cattolico, mi guardò negli occhi e poi prese a parlare, ma le sue parole sembravano lontane, incomprensibili, poi svenni.
Quando mi ripresi,  ero in un morbido letto, il prete era li che mi accudiva, quando si accorse che mi ero svegliato mi disse:" Tranquillo ragazzo, hai un po di febbre, ma niente di grave", lo guardavo perplesso poi caddi di nuovo in un sonno profondo.
Quando ripresi le forze il prete si presentò come don Francesco e mi chiese chi ero io.
 "Sono un ebreo, mi chiamo Nicolino, e sono fuggito da un campo di concentramento", dissi a bassa voce.
Don Francesco mi rincuorò, mi disse di stare tranquillo e che anche  lui avrebbe fatto la sua parte, e così fece.
 Mi fece indossare un suo abito talare, poi mi portò in una cantina sottostante la chiesa, e li rimasi per una qindicina di giorni, durante i quali mi insegnò i fondamenti del cattolicesimo, poi convinto che io potessi recitare bene la mia parte, mi presentò alla sua comunità come Don Marco.
Rimasi fermo per qualche mese finchè la guerra finalmente finì ed i nazisti erano stati sconfitti, ora non c'erano piu ostacoli, potevo riprendere il mio viaggio verso casa.
Don francesco organizzò il mio rientro a Roma: treno e poi pulman per giungere alla ROMA DEPREDATA, tornai sotto casa mia, vidi le mie sorelle venirmi incontro  ci abbracciammo piangendo.
Salimmo a casa, e li vidi i miei genitori, che increduli, accorsero verso di me piangendo dalla gioia di rivedere un figlio ormai creduto morto.
Ora gli anni sono passati, la memoria è labile, ma il NUMERO TATUATO SUL MIO BRACCIO E' SEMPRE LI, ma nell'altro braccio è ben visibile il mio NOME, che mi tatuai negli anni successivi al dopo guerra, perchè

IO NON SONO IL NUMERO TATUATO SUL MIO BRACCIO,

IO  SONO  NICOLINO!!!

giovedì 21 ottobre 2010

Il sogno di Nicolino (parte prima)


Sono a  tavola con la mia famiglia: non si parla, c'è un'aria triste, la cena è molto povera , i pensieri volano ai nostri amici che non ci sono più, sperando che la loro sorte non tocchi a noi; ogni sorso di minestra è come un macigno sullo stomaco, ogni piccolo rumore ci fa trasalire, le lacrime delle nostre donne sono come lame che trafiggono il cuore.
Ma cosa fare? Fuggire? Si ma dove? Chiedere aiuto? A chi? E se poi ci denunciano?
Vittime del nostro destino, avere mille domande e non avere nessuna risposta, galleggiare su un fiume in piena sperando di non affondare.
I ricordi del passato affollano la mente, a quando eravamo felici, si giocava con gli altri ragazzi, si andava a scuola e al nostro benessere, scomparso dall'oggi al domani; e con quale colpa? Quella di essere EBREI!!!
E' dura la realtà, ma purtoppo è questa, ora non ci sono sogni, ma solo incubi.
Abbiamo appena finito di cenare, e senza una parola, senza rumori, andiamo tutti nella camera da letto, attrezzata ormai ad una camerata, con otto letti in pochi metri, uno affianco all'altro, cercando di scaldarci l'un l'altro, ma pochi dormono, LA PAURA domina le menti, soprattutto la paura di essere presi in piena notte, verso le due finalmente gli occhi si chiudono, furono le ultime ore di sonno a casa, con la mia famiglia.
D'improvviso, sentimmo dei forti rumori, ci svegliammo tutti, qualcuno batteva violentemente sulla porta, ci guardammo tutti, sapendo che sull'uscio della porta si era presentata L'INIZIO DELLA FINE.
Il più anziano di noi, si alzò e, prima che la buttassero giù, aprì la porta.....e così ci si spalancarono davanti le  bocche dell'inferno, pronte per inghiottirci.
Una decina di gendarmi con le armi spianate, entrarono dentro casa, ci sbatterono tutti contro il muro, mentre il loro ufficiale ci scrutò uno ad uno, poi diede degli ordini in tedesco, che i gendarmi subito eseguirono, presero me ed il più anziano, ci fecero salire su un camioncino militare, l'unica cosa che ricordo bene di quella sera erano gli occhi della mia famiglia che mi guardavano fissi mentre mi portavano via.
Il vecchio mi guardò per un pò, poi disse: " Ragazzo stai tranquillo, sei di buona costituzione, e quindi andrai in un campo a lavorare "; ma nulla disse sulla sua sorte, forse già la immaginava, ma non disse nulla.
Dopo qualche chilometro la camionetta si fermò, fecero scendere il vecchio, lo sbatterono a terra vicino ad altre persone, e poi ripartimmo subito, non vidi niente, ma gli spari delle mitragliette che seguirono echeggiarono nell'aria fino a me......"Vai in pace fratello anziano", questo pensai.
Mentre il sole sorgeva arrivammo alla stazione, qui mi fecero salire su un vagone merci, assieme ad altre centinaia di uomini e donne, ammassati come bestie, chi piangeva, chi urlava e chi come me era muto rassegnato al destino che ci aspettava.
Passammo una intera giornata di viaggio, finche, arrivati a destinazione, ci caricarono su dei camion scortati fino alla nostra nuova casa: IL CAMPO DI CONCENTRAMENTO.
I mesi ormai cominciano a passare tutti uguali, la debolezza comincia a farsi sentire, i pidocchi ci appestano e i più deboli cominciano a morire; schiavi destinati alla morte, non v'è via di uscita, chi tenta la fuga muore o di stenti o fucilato, e proprio su questo pensiero mi soffermo, comincio a pensare che la morte è il mio destino più prossimo, quindi la fuga che porta alla morte è la via più facile per lasciare questo inferno.
Nel pieno della notte, mi alzo, faccio due preghiere, pensando che tra poco tutto finirà, mi sfugge un amaro sorriso, IO NON SONO IL NUMERO TATUATO SUL MIO BRACCIO, IO SONO NICOLINO.
Esco di soppiatto, attendo il passagio della guardia, la prendo alle spalle, gli attappo la bocca con la mano, e con l'altra gli tiro il collo da un lato, l'ho UCCISO, lo guardo inerme a terra, sento pena, ma non ho tempo per pensare, devo fuggire.
Incredibilmente non vengo notato, e nell'ombra riesco a nascondermi su un camion carico di merci, aveva il motore acceso, quindi stava per uscire dal campo, e cosi fù.
Dopo qualche minuto uscimmo dal campo, e così iniziò la mia fuga.
Dopo qualche ora intravidi una piccola stazione dove era fermo un treno, saltai dal camion e raggiunsi il treno, in questi mesi di detenzione appresi un pò di tedesco, e così lessi che il treno era diretto in una cittadina dell'Austria, la fortuna mi guardava benevola pensai.
Saltai su un vagone che trasportava buoi, mi ranicchiai nell'angolo più buio e li rimasi finchè il treno partì, non ricordo quanto tempo viaggiai, ma alla fine il treno raggiunse la sua destinazione, ora una nuova domanda:" cosa fare?".
Mentre riflettevo, il portellone si aprì e mi ritrovai davanti un paffuto ferroviere che mi guardava perplesso, poi senza dire nulla mi  fece segno di seguirlo, io dissi solo ITALIA, lui mi guardo nuovamente, ma nulla disse.
Arrivammo vicino  ad un altro treno, mi fece salire nella cabina di guida e mi nascose li, poi mi fece capire che questo treno sarebbe arrivato ai confini con l'italia, poi li si vedrà.
Grazie tanto amico.
Anche questo treno alla fine partì, ringraziai Dio, e stanco presi sonno.

venerdì 15 ottobre 2010

E LUCE FU (minatori cileni)


Dalle viscere della terra sorge la vita.


Una seconda rinascita per 33 minatori.


 Terminata un'odissea.....ora tutti a casa.




Per circa due mesi, trentatre minatori cileni sono rimasti prigionieri  nella miniera in cui lavoravano, ed ecco che, con l'arrivo dei soccorsi, le immancabili telecamere hanno trasformato  una tragedia in un nuovo reality show.
Ma ora è tutto finito, i minatori sono salvi, grazie alle nuove tecnologie, all'impegno di un intero paese e alle preghiere di Obama......
E proprio quando finisce l'evento che il raziocinio, scosso dalle emozioni, riprende coscienza di se, cominciano a nascere le prime riflessioni e domande.
Certo, spulciando qua e la tra le miriadi di notizie, colpiscono le affermazioni dello scrittore Luis SEPULVEDA, che, a mente fredda, trova il vero punto cardine della vicenda, ossia la MANCANZA DELLE NORME DI SICUREZZA.
Nel mondo ci sono  milioni di persone che lavorano al limite della propria vita, anche nella nostra tanto amata e civile ITALIA, purtroppo, anche qui, ogni anno, molti lavoratori muoiono per incidenti sul posto di lavoro, sia nelle fabriche che sui cantieri.
Il lavoro è sacrosanto, è un diritto, ma deve essere svolto nel pieno rispetto delle regole, senza negligenze e omissioni, perchè la VITA E' SACRA, è un bene insostituibile, anche se molte multinazionali vedono i propri dipendenti come degli schiavi, e quindi anche sacrificabili.
Certo, forse non qui in Europa, ma in Africa ad esempio?? Ormai ridotta ad un colabrodo di miniere e giacimenti, come sono li le norme di tutela del lavoratore???
Purtroppo è la verità, non bisogna far finta di non vedere, di nascondersi, o peggio, guardare solamente i nostri interessi..... i minatori lavorano nel buio delle gallerie alla ricerca di oro, argento e diamanti, ma perchè?? Perchè tu devi regalare un bel BRILLOCCO alla tua ragazza??
Certamente è una affermazione populista, non lo nego, ma è parte della realtà!!
E noi Italiani? Noi non dobbiamo dimenticare la nostra storia, perchè ANCHE NOI SIAMO STATI MINATORI E VITTIME, dove? come? quando?

Disastro di  Monongah 1907..........http://it.wikipedia.org/wiki/Disastro_di_Monongah
Disastro di Dawson      1913..........http://it.wikipedia.org/wiki/Disastro_di_Dawson
Disastro di Marcinelle   1956......... http://it.wikipedia.org/wiki/Disastro_di_Marcinelle

Ma ora la cosa più importante è che questa brutta avventura sia finita, e che i trentatre minatori abbiano potuto rivedere la luce e riabbracciare i propri familiari......

BENTORNATI A CASA!!!!!

mercoledì 13 ottobre 2010

Quando la televisione vive di omicidio

                                       












Le telecamere impaziscono, cronisti e giornalisti fanno la fila per accaparrarsi interviste ed ospiti per le proprie trasmissioni televisive.
I parenti della vittima e dell'omicida sono ormai presenti in qualsiasi trasmissione, sono trattati come delle star,  LE STAR DELL'OMICIDIO DI SARAH. 
Inoltre, vorrei tanto sapere se comunicare in diretta televisiva, ad una mamma, che sua figlia è morta uccisa dallo zio rientri nel diritto di cronaca.
Se si aveva un minimo di coscienza, non era forse meglio fingere un problema tecnico, così da interrompere il collegamento con la madre, e poi eventualmente dare la notizia?
A cosa è servito inquadrare il volto di una povera madre? SOLO PER I DATI AUDITEL??

In certi momenti occorre fermarsi, riflettere e, se è il caso, fare anche un passo in dietro!!!!

sabato 9 ottobre 2010

SARAH SCAZZI......in ricordo del tuo sorriso

Una grande gioia strappata alla vita....


Un fiore reciso da un barbaro assassino....


Il tuo sorriso rimarrà indelebile nelle persone che ti hanno amato.....

Avere quindici anni, pensare al proprio futuro, avere i primi batticuori e forse dare il primo bacio.
Quanti bellissimi sogni aleggiano nella mente e, mentre la vita si sta aprendo come uno scrigno pieno di tesori, una BELVA cancella tutto, e senza alcuna pietà e con fredda determinazione, UCCIDE, ABUSA E GETTA TUTTO IN UN POZZO; getta corpo, sogni e futuro di una quindicenne.
Piccola SARAH, tolta ai propri affetti, trattata al pari di un qualsiasi oggetto USA E GETTA, e lui, QUELLA MALEDETTA BELVA, CARNEFICE DELLA TUA VITA, mentre tutti si disperavano nella tua ricerca, era lì, sotto i riflettori della televisione, a PIANGERE LACRIME DI COCCODRILLO, sicuro di farla franca e, forse, di essere troppo furbo per essere scoperto.
Scoprire che l'artefice di un tale miserabile delitto è lo zio, un familiare che forse, quando sei venuta al mondo, ti avrà anche tenuta in braccio.
Un viscido serpente, che non vedeva più la piccola nipote, ma vedeva un OGGETTO SESSUALE, che lui voleva per se, a qualsiasi costo.
Piccolo angelo, la tua storia ci ferisce nel profondo dell'anima, ma ora tu non sei più qui, sei nell'infito immenso cosmo che il tuo sorriso renderà più luminoso.

Addio sarah............

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