Per leggere la prima parte cliccare QUI
...Rimasi come congelato, non percepivo più il mondo che mi circondava, le urla, le persone i lampeggianti erano come spariti, sentivo solo il calore della bambina abbracciata al mio collo, era un fuoco che mi ardeva addosso, non riuscivo neanche a parlare...
Perso in quel fuoco, venni riportato alla realtà bruscamente da una serie di flash fotografici, due poliziotti mi raggiunsero e, facendosi strada tra la gente, fecero salire me e la bambina in un'autoambulanza diretti all'ospedale per controllare la salute della bambina, ameno credo.
Mi chiesero come mi chiamavo e a chi potevano contattare dei miei genitori, diedi il numero di telefono dell'ufficio di mio padre, che fu subito avvisato, tanto che lo trovai già in Ospedale quando arrivammo.
Scesi dall'Autoambulanza, mi venne incontro e mi abbracciò, ma insieme a mio padre arrivarono per tempo anche le telecamere, mi accecarono con le loro luci e con tutti quei microfoni mi facevano mille domande.
" Ma cosa vogliono questi, andate tutti al diavolo, vaffanculo, lasciatemi stare", questo pensavo.
Passai dall'Ospedale, al commissariato, per poi avere dei colloqui con uno psicologo, pensando al trauma che avrei dovuto avere per aver visto morire un uomo, anche qui mi facevano tantissime domande, ma non dissi mai nulla sul perchè del mio intervento e sull'incontro che che feci la mattina con l'uomo e sua figlia, giurai di non dirlo mai a nessuno.
Per giorni diventai un piccolo eroe, che aveva salvato una bambina dal padre suicida, andai su tutti i giornali, tutti mi cercavano, volevano parlarmi, sapere...
Ma io non volevo vedere nessuno, mi chiusi in camera, piangevo dormivo, facevo incubi, forse il vero mostro ero stato io, cosa mi sarebbe costato pagare la colazione a quella bambina?? Nulla, se lo avessi fatto forse non sarebbe andata a finire così.
Gli occhi e la voce di quell'uomo erano sempre fissi nella mia mente, e Eleonora che fine avrebbe fatto?? Servizi sociali, orfanotrofio?? Si ricorderà della brutta esperienza che aveva vissuto??
Furono giorni terribili, i miei genitori erano preoccupati, chiamarono esperti e medici, ma nulla da fare, dovevo superare da solo questa mia brutta avventura, ero caduto in un baratro mentale da cui non riuscivo ad uscirne.
Ero chiuso completamente in me stesso, finchè una sera feci un sogno: Ero in un bel prato verde, pieno di margheritine profumate,il sole era piacevole, e correvo libero verso un signore che mi chiamava, non riuscivo a vedere chi fosse perchè i raggi del sole sfiguravano la sua immagine. Quando finalmente lo raggiunsi, l'ho riconosciuto, era il padre di Eleonora, sorrideva, poi mi chiese come stava la sua Bambina... Io abbassai gli occhi e dissi di non saperlo, ma lui si chinò e disse " Ma come ?? E' qui con te non la vedi ?? ", mi girai e lei era li affianco a me e ci tenevamo per mano, non me ne ero accorto ma sul prato avevo corso con lei...
Mi svegliai e quello strano sogno mi diede una certa tranquillità, serenità direi, allora mi alzai e uscii dalla stanzetta, con sorpresa dei miei genori, sorrisi loro, mangiai qualcosa seduto a tavola e parlottai con mio padre del più e del meno, poi lo guardai fisso, e chiesi una sola cosa : " Papà, vogliamo adottare quella bambina ?? Noi possiamo dargli un futuro, sento che senza di lei la mia vita è incompleta ".
Mio padre mi guardava scioccato, e sicuramente stava riflettendo sulle mie parole, e prima di uscire disse che ci avrebbe pensati su.
Ma quella mattina non andò al lavoro, si diresse al tribunale ed avviò le pratiche di adozione.
Non fu facile, ma grazie anche al fatto che la stampa fece la sua parte nel dipingermi come eroe, la pratica di adozione letteralmente volò...
Eleonora un bel giorno divenne mia Sorella, l'accudivo, ero sempre presente, ci giocavo le leggevo le favole, insomma ero un vero fratello che amava la sua sorellina; nel frattempo avevo anche ripreso ad andare a scuola e alla fine mi diplomai...
Per qualche anno ho lavorato in uno studio commercialista, ma il mio unico pensiero era sempre Eleonora, come potevo scappavo da lei, ero sempre al suo fianco e lei mi regalava dei bellissimi sorrisi e mi chiamava il fratellone d'oro.
Eleonora cresceva bella e serena, forse non ricordava nulla del passato, tanto che non ne parlammo mai.
Io invece ero profondamente cambiato, avevo conosciuto una parte di mondo che non conoscevo, e una parte di esso era diventata mia sorella...
Pensavo che molti bambini, uomi e donne avevano bisogno d'aiuto nel mondo, e che forse avrei potuto far sorridere altre 100 1000 Eleonore.
Presi la decisione, entrai in un convento e divenni Frate, girai per il sud America, l'Africa e ovunque potevo essere d'aiuto, ma come potevo telefonavo o scappavo in Italia per vedere la mia Eleonora.
Gli anni nel frattempo passavano ed Eleonora crebbe bella e solare, anche i miei genitori l'amavano, forse anche più di me, era una gioia per tutta la famiglia, era anche molto intelligente tanto che si laureò in lettere.
Poi conobbe anche l'Amore, con un suo ex collega di università, e ricordo ancora che piansi di gioia quando mi disse che si sarebbero sposati e che avrebbero voluto che io celebrassi il loro Matrimonio...
Ero felice, feci mille giri per avere l'autorizzazione per poter celebrare il Matrimonio, ma alla fine ci riuscii.
Fu una festa meravigliosa!!
Ma le sorprese per me non finirono, arrivò anche un nipotino che chiamarono come me, Michele.
Ora ero una persona ricca, anche se vestito solo con una tonaca bucata ero la persona più ricca del mondo.
Ma come in tutte storie c'è sempre una fine, ed il passato chiede la sua verità.
Dopo un viaggio in Guatemala comincia ad avere strani sintomi, non mi sentivo bene e spesso svenivo, come è ovvio feci molte visite, finchè arrivò la sentenza: " Tumore al cervello galoppante ".
Dissi chiaramente che dovevano dirmi tutto, quanto tempo mi restava sia di vita che di lucidità mentale, e mi dissero tutto e chiaramente: " Padre, pochi mesi, ma faremo tutto il possibile ".
Non ebbi paura nel sentire quelle parole, ero sereno, non pensavo a me, ma pensavo che Eleonora ormai poteva andare da sola, senza di me, era diventata Donna e Madre, e suo marito l'avrebbe custodita anche meglio di me, il mio pensiero più triste fu per le altre Eleonore che avevo conosciuto per il mondo.
Poche settimane e la mia malattia peggiorò, finii in ospedale e ormai quasi non mi alzavo più, sentivo che ormai il signore chiedeva il mio ritorno, allora mandai a chiamare Eleonora, le volevo parlare, dirle la verità su quel giorno in cui le nostre vite si incontrarono, dirle di suo Padre, dirle di me.
Lei venne al mio capezzale, piangeva, i suoi occhi ricordavano molto quelli di suo padre, mi fermai alcuni secondi e poi presi a parlare, le dissi di quella mattina e di tutto quello che successe dopo, le chiesi scusa, le chiesi di perdonarmi, le dissi che suo padre l'amava e cosa era successo a sua madre.
Ci fu un attimo di silenzio, poi Ele mi disse che lei si ricordava tutto, di sua madre, di suo padre e di quello che successe quella mattina, e che non c'erà nulla da perdonare, lei aveva trovato una nuova famiglia ed un Fratello che l'ha amata e protetta come una gemma, e che questo forse sarebbe stato il sogno del suo vero padre.
Ci abbracciammo e piangemmo insieme, poi lentamente cominciai a non sentire più la sua voce, la vista stava scemando, non riuscivo più a distinguere bene le forme, ma affianco ad Eleonora intravedevo una persona che si avvicinava e mi prendeva la mano, sentìì una voce familiare dirmi : " Michele, grazie di tutto, ora vieni con me... ", era il padre di Ele, sorrideva, era venuto ad accompagnarmi per questo mio ultimo viaggio.
Lentamente chiusi gli occhi, ma il mio ultimo pensiero fu per lei, la mia sorellina:" Addio Ele, ora sono con tuo padre ", poi presi il mio volo verso il cielo.